MEDICINA ENERGO-SPIRITUALE: LA TERAPIA DEL NIRVANA 1
Cerco di aiutare le persone…a esprimere le loro
coerenze spirituali aiutandole ad entrare in contatto sia con
la loro tenerezza sia con il loro potere. Per
raggiungerle…dobbiamo capire che siamo nati per evolvere…E’
una cosa in crescita, ed in essa non c’è timore. Non che in
passato non abbiamo sentito il messaggio prima d’ora. Cristo ne ha
parlato, e il Buddha
ed altri. In passato molti di noi…hanno detto: “Costoro sono al di là
di noi…noi siamo solo esseri umani, quindi
non possiamo stabilire lo stesso collegamento”. Ma ora cominciamo a
sapere che possiamo.
La caratteristica più importante della concezione del mondo orientale,
si potrebbe dire quasi la sua essenza, è la consapevolezza dell’unità e
della mutua interrelazione di tutte le cose e di tutti gli eventi, la
constatazione che tutti i fenomeni nel mondo sono manifestazioni di una
fondamentale unicità. Tutte le cose sono viste come parti
interdipendenti ed inseparabili di questo tutto cosmico, come differenti
manifestazioni della stessa realtà ultima. Le tradizioni orientali si
riferiscono costantemente a questa realtà ultima, indivisibile, che si
manifesta in tutte le cose e delle quali tutte le cose sono parte. Essa
è chiamata Brahman nell’Induismo, Dharmakaya nel Buddismo, Tao nel
Taoismo. Poiché trascende tutti i concetti e tutte le categorie, i
Buddisti la chiamano anche Tathata, o Essenza assoluta. Nella vita di
tutti i giorni non siamo consapevoli di questa unità di tutte le cose,
ma dividiamo il mondo in oggetti ed eventi separati. Questo è ovviamente
è una divisione utile e necessaria per muoverci nel nostro ambiente
quotidiano, m non è un aspetto fondamentale della realtà. È
un’astrazione ideata dal nostro intelletto che distingue e classifica.
Credere che i nostri concetti astratti di cose e di eventi separati
siano realtà della natura è un’illusione. Gli Indù e i Biudhisti ci
dicono che questa illusione si basa sull’a-vidya, o ignoranza, prodotta
da una mente che è sotto l’incantesimo della maya (…) Lo scopo
principale delle tradizioni mistiche orientali è perciò di rimettere
ordine nella mente guarendola ed acquietandola attraverso la
meditazione. Il termine sanscrito per meditazione –samadhi- significa
letteralmente “equilibrio mentale”, che allude allo stato mentale
equilibrato e tranquillo nel quale si sperimenta l’unità fondamentale
dell’universo. La fondamentale unità dell’universo non è solo la
caratteristica principale dell’esperienza mistica ma è anche una delle
più importanti rivelazioni della fisica moderna. Essa diviene evidente a
livello atomico e si manifesta tanto più chiaramente quanto più si
penetra in profondità nella materia, fino al modo delle particelle
subatomiche. Andiamo ad analizzare la cosiddetta interpretazione di
Cophenaghen della meccanica quantistica, che fu elaborata da Bohr e da
Heisenberg, verso la fine degli anni ’20 ed ancora oggi quella più
universalmente accettata. Il punto di partenza è la divisione del mondo
fisico in un sistema osservato “oggetto” e in un sistema osservatore. Il
sistema osservato può essere un atomo, una particella subatomica, un
processo atomico. Il sistema osservatore è costituito dall’apparato
sperimentale e può comprendere uno o più osservatori umani. A questo
punto nasce una serie di difficoltà dal fatto che i due sistemi vengono
trattati in modo diverso. Il sistema osservatore è descritto nei termini
della fisica classica, ma questi termini non possono essere usati in
modo coerente nella descrizione dell’oggetto osservato. Questi ultimi
sono descritti nella meccanica quantistica in termini di probabilità.
Ciò significa che non possiamo mai prevedere con certezza dove si
troverà una particella subatomica in un certo momento o come si svolgerà
un processo atomico. Tutto ciò che possiamo fare è una previsione di
probabilità. Nella meccanica quantistica siamo giunti a vedere nella
probabilità un aspetto fondamentale della realtà atomica, che governa
tutti i processi persino l’esistenza della materia. Le particelle
subatomiche non esistono con certezza in punti definiti, ma mostrano
piuttosto tendenza ad esistere e gli eventi atomici non avvengono con
certezza in momenti precisi e in modi definiti, ma mostrano tendenza ad
avvenire. A livello atomico quindi gli oggetti materiali solidi della
fisica classica si dissolvono in distribuzioni di probabilità che non
rappresentano probabilità di cose, ma piuttosto probabilità di
interconnessioni. La meccanica quantistica ci costringe a vedere
l’universo non come una collezione di oggetti fisici separati, bensì
come una complicata rete di relazioni tra le varie parti di un tutto
unificato. Questo peraltro è anche il tipo di esperienza che i mistici
orientali hanno del mondo; per gli indù, Brahman è il filo unificatore
della rete cosmica, la base ultima di tutto; nel buddismo l’immagine di
rete cosmica a una funzione ancora più grande. Il nucleo centrale dell’Avatamsaka-sutra,
uno dei più importanti testi del buddismo Mahayana (…) la descrizione di
una rete perfetta di mutue relazioni, nella quale tutte le cose e tutti
gli eventi interagiscono l’uno con l’altro in un mondo infinitamente
complesso. La caratteristica decisiva della fisica atomica è che
l’osservatore non è necessario solo per osservare le proprietà di un
oggetto, ma è necessario anche per determinare queste proprietà. Nella
fisica atomica, non possiamo parlare delle proprietà di un oggetto in
quanto tale: esse hanno un significato solo nel contesto
dell’interazione dell’oggetto con l’osservatore. Come dice Heisenberg
“ciò che osserviamo non è la natura in se stessa ma la natura esposta ai
nostri metodi d’indagine” Tanto per fare un esempio, immaginiamo di far
rotolare una biglia su della sabbia e di osservarla mentre rotola e
lascia dietro di sé, l’orma lineare di questo suo percorso. Ora
immaginiamo di distogliere lo sguardo, ci si aspetterebbe di vedere la
traccia lineare continuare sulla sabbia, invece guardando di nuovo,
scopriremo che mentre noi non guardavamo, la biglia non ha lasciato
alcuna traccia lineare continua sulla sabbia, , invece guardando di
nuovo scopriremo che mentre noi non guardavamo, la biglia non ha
lasciato alcuna impronta sulla sabbia. Continuando questo esperimento di
osservare la biglia per poi distogliere lo sguardo, ci accorgeremmo che
la traccia sulla sabbia risulterebbe quella di una linea tratteggiata.
Sensazione di appartenenza all’universo, ad una grande,
gigantesca unità cosmica, l’emozione di una enorme danza
cosmica. |
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